Il filmmaker ha recentemente rivelato di conservare ogni ripresa, senza eliminare nulla.
Il termine "eliminare" non rientra certamente nel vocabolario del giovane filmmaker James D. Dawson che di recente ha fatto sapere di possedere un archivio digitale con oltre 50 Terabyte di materiale prodotto nell'arco di 10 anni, dalla fondazione della casa di produzione e post-produzione video DAWSON FILMS sino a questi giorni.
«Vedete...» introduce Dawson «nella media quasi tutti, una volta realizzato un prodotto audio-visivo, ne eliminano le riprese "raw" o grezze. In altri termini, i file con i quali montano quello che sarà il video definitivo. Questo perché porta via spazio, perciò tengono solamente il "master", il video conclusivo. In linea generale, archivio circa 40 Gigabyte per sessione di riprese. Nel corso della mia avventura come filmmaker ho sempre pensato che conservare ogni materiale fosse una scelta ben considerevole...» specifica.
Con il passare degli anni, la tecnologia ha presentato strumentazioni del settore con prestazioni senza precedenti, una delle quali è indubbiamente la risoluzione: è possibile raggiungere 1 Gigabyte di file con solo un minuto di registrazione. «Da così al doppio con l'avvento del 6K e dell'8K» chiosa Dawson «ma è anche vero che occorre possedere dispositivi di riproduzione all'altezza. Mi batto molto per la qualità , soprattutto con una mia ultima produzione presentata in Dolby Vision, ma la maggior parte del pubblico non la può godere appieno perché non li ha».
Se molti, durante la lettura, si interrogano sul perché dell'origine di questo archivio, ecco alcuni esempi utili che servono a comprovarla. Il primo è in realtà logico: avere una copia di sicurezza o "backup" è sempre importante in caso di cortocircuito e perdita dei file. «Per fortuna ne ho quattro» commenta serenamente il filmmaker. Il secondo è di natura esecutiva: se nel corso di un montaggio, anche a distanza di anni, è necessario impiegare una ripresa di un precedente contenuto, se ne può utilizzare il file grezzo, sovrano da ogni manipolazione avvenuta. Il terzo è infine personale: «è affascinante poter riguardare tutto ciò che si è realizzato nel corso degli anni, indipendentemente dal video finale, che è solo la punta di un iceberg: i dietro-le-quinte, le papere, riprese inedite...» spiega.
Tuttavia Dawson non lascia trasparire solo la nostalgia dal terzo esempio, ma richiama il diritto come forma di tutela. L'archivio è anche un «testamento con il quale si delinea nero su bianco la proprietà intellettuale dell'opera.» conclude Dawson.