top of page
  • Staff

Chi è Giacomo Spoladore, in arte James D. Dawson? Il noto regista risponde alle domande

Sono convinto che ogni contenuto audio-visivo sia una vera e propria sfida: deve tenersi sempre alta l'attenzione dello spettatore, giocare con le emozioni, talvolta anche avventatamente.

Giacomo Spoladore, in arte James D. Dawson

James D. Dawson, nato Giacomo Spoladore, è un regista e filmmaker italiano, fondatore nel 2014 di DAWSON FILMS.


Ruoli e significati del fare cinema, importanza culturale e sociale del cinema ieri, oggi e domani che cercherò di indagare attraverso una intervista con un giovane filmmaker o meglio…. Come ama definirsi Giacomo?

Mi definisco principalmente un appassionato di questo vasto mondo, quello del cinema. Successivamente un filmmaker che cerca di reinterpretarlo con una sua visione.


Quale frequentazione e quali film lei considera fondamentali, quelli che almeno una volta nella vita si dovrebbero vedere?

Sono molto legato al cinema drammatico-sentimentale, soprattutto a titoli basati su storie vere. Credo che il film "Titanic", colossal del 1997 diretto con grande maestria da James Cameron, sia uno dei migliori film mai realizzati. La storia, la scenografia e gli effetti visivi sono, dopo 25 anni, ancora straordinariamente moderni. Chapeau! Tra l'altro il produttore del film, Jon Landau, disse in molte interviste che chi lavora nel mondo del cinema oggi lo deve grazie alla visione di "Titanic". Non aveva tutti i torti, allora. Infatti il mio nome d'arte è James D. Dawson, il cognome "preso in prestito" dal protagonista "Jack Dawson".


Quale è secondo Giacomo il segreto, se c’è, per coinvolgere-tenere attaccato allo schermo lo spettatore? Vorrei da lei una definizione di successo.

In primo luogo occorre sviluppare quella che io definisco "sensibilità ontologica". In altro modo, capire ciò che accade, percepire la realtà sì com'è.

Per esempio, quando realizzo un documentario, osservo e ascolto attentamente l'intervistato: il modo in cui parla, come racconta una storia, così poi in post-produzione cerco di montare il girato con la stessa sensibilità. Altro elemento fondamentale è concludere il progetto il prima possibile. Con questo non voglio far intendere che bisogna realizzare un prodotto con inopportuna celerità e approssimazione, ma è imprescindibile non traviare la realtà con il tempo.



È speranza? È un mettersi sempre alla prova?

Indubbiamente. Sono convinto che ogni contenuto audio-visivo sia una vera e propria sfida: deve tenersi sempre alta l'attenzione dello spettatore, giocare con le emozioni, talvolta anche avventatamente.



Facendo un balzo indietro nel tempo che cosa è cambiato secondo lei nel vedere o fare cinema? Che cosa dovrebbe cambiare?

Premetto che la mia infanzia è stata decorata da celebri saghe cinematografiche, quali "Harry Potter" e "Il Signore degli Anelli", che tengo con grande affetto nell'anima. Come ogni cosa, con il passare del tempo, cambia anche la sua percezione. Purtroppo, benché io prenda dettagliatamente atto dell'oggi, il cinema è diventato eccessivamente commerciale. Vige in questi ultimi anche l'approccio del "politicamente corretto", tale da corrompere l'etica di molti titoli cinematografici, annientandone il nucleo, al fine di soddisfare il pubblico. Questo aspetto, a mio avviso, dovrebbe essere ammortizzato sin dal soggetto.

Malgrado questo approccio, si è ampliato il "fare cinema": nel corso di questi decenni l'industria cinematografica ha compiuto passi notevoli, implementando posti di lavoro e creandone nuovi. Questo dato è provato anche dall'elevato budget: ciò significa che l'industria avanza.



Esiste o esistono luoghi ideali in cui svolgere le riprese?

Quando realizzo un'intervista per un documentario, prediligo il luogo "vissuto" dall'intervistato. È saturo di ricordi e memorie, tali da far suscitare a noi tutti l'essenza della sua storia. Eppure con grande vigore, al fine di raggiungere una qualità audio-visiva eccellente, che molte volte non è garantita presso un'abitazione o altrove, le riprese si svolgono in uno studio controllato, ove io possa sovrintendere la luce, la posizione, le molte camere, l'audio, e il soggetto è presentato alle spalle ad un fondale verde, che servirà in post-produzione a rimpiazzarlo con uno sfondo ricreato. Sarebbe non etico, scherzo sempre io, però si garantisce una buona resa.



Il ruolo di chi fa cinema OPERATORE REGISTA FONICO SCRITTORE quali sono i ruoli da lei ricoperti? Se dovesse dare una definizione dello spettatore ideale ? o non esiste? C ambia secondo l’ età, le generazioni , il vivere in Europa o in Africa o…


La mia è una piccola realtà, quella di DAWSON FILMS™, per cui ricopro molteplici ruoli, che coincidono nella figura dell'odierno videomaker / filmmaker: mi occupo della direzione, delle riprese e del montaggio di un qualsivoglia contenuto audio-visivo. Il mio spettatore ideale è il pubblico al di fuori di me: quanto vorrei dimenticare di aver realizzato una produzione cinematografica, proprio per poterla guardare e commentarla da spettatore. L'unica pecca per qualsiasi persona che crea. Lo spettatore ideale è come l'acqua: si raffredda, si riscalda, si muove e si trasforma, così come l'essere umano. Ho 22 anni tra qualche settimana e ho visto moltissime volte i film della saga di "Harry Potter": come leggere un libro in diversi anni, cambia anche la sensibilità e la profondità della storia.


Il ruolo della musica e in modo particolare delle colonne sonore

La colonna sonora è l'anima di un film, è come il sangue che scorre nelle vene, è quell'elemento etereo che si eleva. Propongo sempre questo esempio: una persone affetta da cecità deve provare la stessa emozione di un'altra affetta da sordità e viceversa. Entrambi sono privi di un senso, e devono conseguentemente affidarsi ad una modalità. Ecco perché reputo la musica della stessa priorità del visivo.


Esiste secondo lei una buona scuola di Cinema o perlomeno una educazione all’ immagine?

Forse sono la persona meno probabile a cui porre questa domanda. Ho alimentato la mia passione attraverso l'autodidattica, perciò ho imparato quest'arte un po' di qui e un po' di là senza un mentore, ma disponendo di molto materiale presente nei contenuti speciali dei film. Posso però rispondere alla seconda domanda. L'educazione all'immagine è come quella proposta dall'educazione formativa: il rispetto per quello che si vede e viene proposto. Del resto un film è storia e verrà visto anche tra 100 anni: un buon apprendimento è un solido segno per il futuro.



Quando come e perché nasce questa sua professione o preferirebbe chiamarla?

La mia passione per il videomaking è nata sin da bambino, essendo uno dei tanti figli della celebre saga letteraria e cinematografica di "Harry Potter". Mi suscitavano curiosità le scene ove v'era l'impiego degli effetti visivi, come la ricreazione della miniatura del Castello di Hogwarts. Così approfondì negli allora "contenuti extra" dei DVD. Acquisisco il titolo di regista solo quando ho a carico una produzione voluminosa e faccio le veci di questa figura. Quando invece sovrintendo tutto, ecco che sono videomaker.



Da quali studi lei proviene?

Completata nel 2019 la formazione quinquennale presso il Liceo Linguistico "G.B. Ferrari" di Este in Provincia di Padova, attualmente studio presso l'Università degli Studi di Padova, nel Dipartimento di Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Diritti Umani.


Le sue doti professionali i suoi difetti professionali? Difetti intesi come qualcosa ancora da limare, da potenziare in un confronto ininterrotto.

Vorrei alcune volte fare un salto nel futuro per vedere come avrei realizzato un documentario con l'esperienza da 40enne. Sono consapevole che manchi in me, causa la giovane età, la sensibilità letteraria, che raggiungerei forse tra alcuni anni. Non so se sia un difetto professionale, ma possiedo anche troppa precisione nei dettagli: nessuno spettatore li noterà e talvolta spendo del tempo per arricchire qualcosa che non sarà avvertito da nessuno, o pochi. Un altro difetto professionale è che, se anche debbo realizzare un video promozionale, lo tratto come opera cinematografica nella qualità visiva (p.e. nella color grading e aspect ratio) e il committente esclama: "Ma non ti ho mica chiesto un film!".



Progetti realizzati titoli progetti in ponte

Quest'anno, oltre a prodigarmi nella realizzazione di contenuti audio-visivi di varia natura commissionatimi, ho aperto una nuova formula nella mia attività, che è volta a produrre contenuti originali portati alla luce da me stesso, per lo più "speciali": brevi documentari tratti da storie vere. Per esempio "Romanzo di una vita", il racconto della vita di Iole Pastorello Cerchiari, e "La Scuola Mobile all'Aperto: 100 anni dopo", che ha avuto risonanza anche alla RAI e che vedrà un solido futuro nei prossimi mesi. Dopo la pubblicazione lo scorso novembre del mio libro "DAWSON FILMS: Dentro la Magia", che ripercorre il dietro le quinte delle mie avventure, sono convinto che con grandi sacrifici e altrettante buone soddisfazioni, potrò tramutare la mia attività come lavoro in futuro vicino.


Libri letti ? o da leggere film visti o da vedere

Non vorrei ripetermi, ma è chiaro che la saga letteraria di "Harry Potter", scritta da J.K. Rowling, e il celebre "Il Signore degli Anelli", di J.R.R. Tolkien, sono romanzi che trovano gran consolidamento nella mia formazione, come altrettanto i relativi film. Libro da leggere: Raffaello. Un Dio mortale, di Vittorio Sgarbi (grande amico di cui tra poco ne trarrò uno speciale) e film da vedere: Animali Fantastici - I segreti di Silente.


© Riproduzione riservata.

bottom of page